Canto d'autunno
Cari lettori, mettetevi comodi.
L’autunno merita di essere annusato, assaggiato e degustato. Preferite una seduta comoda, un plaid sulle ginocchia, lo sguardo perso nella contemplazione che dà gusto alla vita. Sul comodino vicino, un buon libro, un bicchiere, una bottiglia, e un computer portatile.
L’autunno è la stagione delle camminate nei boschi ma, se proprio non avete tempo e possibilità, c’è sempre un pc che vi trasporterà, navigando nel web, negli odori della campagna amica, del sottobosco, nei chiaroscuri di una vegetazione che diminuisce la distanza tra il giorno e la notte ma che cela, incredibilmente, tesori nascosti: il vino, i funghi, il tartufo, le patate, le castagne, l’olio.
La cucina si riempie di mille profumi che l’estate ha inevitabilmente sottomesso. Le spezie si impadroniscono della casa, e le finestre chiuse danno calore al ritmo familiare. Le pentole bollono a ogni ora e le padelle, finalmente, raggiungono il soffritto ideale.
L’autunno si batte contro il colesterolo e i trigliceridi dai valori bassi. È una questione di principio.
La malinconia del sole che cade un po’ troppo presto viene colmata da una luce appena soffusa che inizia a illuminare le stanze buie. Lì, nelle ore del vespro che anticipa il tempo della compieta, ci prepariamo al nostro viaggio iniziatico dal sapore autunnale. Lì, in quello spazio semi onirico di intelletto e sentimento, riempiamo il cuore di fantasia e assaggi, di cielo e di terra, di mani che impastano il pane e di sorsi che inneggiano alla vita, di racconti accanto al focolare e di provviste per la stagione fredda imminente.
Torna la musica sobria, a tenerci compagnia. La musica sacra, quella classica, la musica etnica. Il rock e il pop assumono un ruolo diverso, stanno ai margini dell’universo sonoro, non riempiono lo spazio come con il bum bum estivo. Il silenzio avvinghia le stanze di casa, e pare non voglia andarsene.
Le parole addormentate della stagione estiva rinascono a nuova vita. Adesso sono parole dolci, sussurrate, tenere, profonde.
La Parola sacra torna a sobbalzarci l’anima.
C’è poco da fare. L’autunno, con i suoi chiaroscuri, è la stagione preferita. Per viverla degnamente, propongo un decalogo personalissimo. Di profumo, gusto e intelletto. Per gustare appieno l’autunno che sta arrivando, pur stando fermi sulla poltrona a dondolo. Tanto c’è fratello-pc insieme a noi. Basta un click e l’autunno arriva direttamente in casa.
Cari lettori, mettetevi dunque comodi. Assaporate il meglio. E diamo soddisfazione all’autunno.
Assaggi:
funghi: porcini certificati del Viterbese
marmellate: frutti di bosco dell’Alto Adige (zona Lago di Braies), senza conservanti e zuccheri aggiunti
noci: fresche, occhio alla provenienza che deve essere sempre di montagna
carne: suino nero del Casentino
olio: rigorosamente spremuto a freddo, zona Sabina (Lazio)
pasta: artigianale, in particolare della montagna “madre”, la Maiella (Abruzzo)
prosciutto: crudo affumicato di San Daniele del Friuli
salame: il particolarissimo salame della Carnia
norcineria: salsicce, soppressate e salamini molisani e calabresi
formaggi: pecorino dell’aquilano, caprini del viterbese e caciocavallo di Agnone
Sorsi:
vino rosso: vino nobile di Montepulciano
vino bianco: ribolla gialla del Collio (Friuli)
passito: verduzzo friulano
spumante: classico della Franciacorta
single malt: Ardbeg An Oa
grappa: nera storica (Trentino)
amaro 5 dei monaci di Camaldoli
Letture:
Paolo Rumiz, La leggenda dei monti naviganti e Il filo infinito
Pellegrino Artusi, La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene
Adriana Valerio, Maria Maddalena
Musica:
Sting, If on a winter’s night (ci anticipiamo la stagione)
la musica celtica: Capercaillie, Karen Matheson, The Chieftains, Clannad, Carlos Nunez, Moya Brennan, Luar na Lubre, Berroguetto, Alan Stivell
Bruce Springsteen, We Shall Overcome: The Seeger Sessions
Spezie:
caffè: provenienza Africa ma tostato in Italia
pepe: affumicato rosso artigianale
tisane: zenzero e mela granata
peperone rosso di Altino in polvere
L’autunno ha sempre avuto estimatori importanti: intellettuali, scrittori, filosofi, viaggiatori. Nelle parole di Ernest Hemingway risuona l’eco dei grandi letterati: «Questo è l’odore che mi piace. Questo è il trifoglio appena tagliato, la salvia calpestata quando uno cavalca dietro un armento, il fumo della legna e delle foglie che bruciano d’autunno. È l’odore della nostalgia, l’odore del fumo dei mucchi di foglie che bruciano l’autunno nelle strade del Missoula». Mentre il filosofo Søren Kierkegaard dà un taglio più spirituale: «Per questo preferisco di gran lunga l’autunno alla primavera, perché in autunno si guarda il cielo. In primavera la terra».
Così, la stagione intermedia che ci avvicina all’inverno, ci dà la possibilità di fare pace con la memoria dei nostri luoghi natii, delle tradizioni dimenticate, dei gesti d’amore persi. Lasciati alle spalle i rumori esterni delle città impazzite dal caldo, delle spiagge prese d’assalto come i supermarket, dei sentieri di montagna dove, ogni tanto, il trillo dello smartphone va a cozzare con lo splendido suono delle campanelle della mandria in pascolo, con l’autunno si ritrova lo spazio giusto per un tempo da dedicare a sé stessi.
Un tempo e uno spazio diversi. Intimi, rassicuranti, più in sintonia con la natura e il creato che abbiamo davanti. Un tempo e uno spazio intimi, certo, ma sempre condivisibili. Il tempo che rinnova le amicizie e le relazioni, e lo spazio per costruire affetti più duraturi e più veri.
L’autunno è una provocazione: se le foglie cadono e la natura pare abbandonarsi al rigido inverno, in noi risveglia la capacità della meditazione.
Non sono pochi, infatti, i grandi contemplativi che hanno in simpatia l’autunno, patria dell’ascolto di sé.
Ecco perché il decalogo appena letto non è una mera sovrapposizione di prodotti da supermarket da prendere al volo e pagare alla cassa. L’autunno mal si presta al bar sport e al consumo inconsapevole. Perché è esattamente l’opposto. Il decalogo che leggete è un’azione non violenta, sobria, lenta per definizione, l’ultimo antidoto per una stagione da vivere diversamente, in un rapporto armonioso tra cielo e terra. Un tempo da recuperare, meditare, assaggiare, annusare, gustare e infine condividere.
Sì, un tempo da condividere. In famiglia, con la propria compagna o compagno, con chi si vuole. Persino un tempo da condividere con sé stessi, rinunciando al rumore esterno e lasciando placare i pensieri della sera dall’abbraccio tenero del peperone di Altino o dalla grappa trentina.
Dicono che l’autunno sia il tempo della malinconia e della contemplazione. Se però la malinconia autunnale è un toccasana che viene a lenire e lubrificare il corpo e l’anima, allora ben venga. L’accettiamo volentieri.
Perché l’autunno è un assaggio. Semplice, popolare.
Un sorso di quello buono. Poco, il giusto.
Un odore. Il bosco che arriva in casa.
Una parola amica. Quella che non ha paura di offrire amicizia e tenerezza.
Una lettura calma, senza fretta. Un suono che dà speranza.
Nell’era del “fai da te”, è già qualcosa.
Autunno caro. Ovunque, proteggi.
*pubblicato su Madre, novembre 2023
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