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Visualizzazione dei post da novembre, 2023

I dolci di San Nicolò

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Ogni anno, nella notte del 6 dicembre, i bambini dell’Europa settentrionale e di alcune zone del nord Italia, in particolare Trieste, ma anche Bari e Venezia, preparano un piattino di biscotti per San Nicola, o Nicolò, o ancora meglio Santa Claus, quello che poi la tradizione ha trasformato in Babbo Natale. Anche San Nicolò e il suo asinello devono rifocillarsi, a causa del lungo viaggio. In compenso, il buon Nicolò lascia, ai bambini più meritevoli, dolci, biscotti secchi e altre leccornie. E anche qualche carbone di zucchero. Nicola di Myra fu un vescovo, poi divenuto santo, che agli inizi dell’anno 300 difese il cristianesimo diventando il patrono di marinai e bambini. Si racconta che, quando venne a sapere che in una città lontana c’erano molti bambini che rischiavano di morire di fame a causa di una carestia, prese farina, zucchero e frutta e salpò verso quella città, portando a ogni bambino cibo e felicità.  Il 6 di dicembre, dunque, è festa grande. I bambini ricevono i regali, a

L'olio fa bene al corpo (e all'anima)

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Spesso ci si lamenta del prezzo esagerato dell’olio nuovo. In effetti, soprattutto l’Olio Evo (Extra vergine d’oliva) spremuto a freddo con una tecnica di lavorazione che premia la qualità rispetto alla quantità, ha costi ragguardevoli. Però è anche vero che gli usi dell’olio sono innumerevoli. Non solo a tavola. È il re indiscusso della cucina mediterranea. E va bene su ogni pietanza: a crudo, cotto, fritto, al forno, sul grill.  È utile poi per la rasatura, il legno d’arredamento, le unghie, l’acciaio inox, addirittura per i capelli crespi e ricci. Fondamentale come sblocca-cerniere, c’è addirittura chi lo preferisce come balsamo per il bagno. Toglie il trucco, rimuove la vernice sulla pelle, lucida le calzature, combatte la ruggine.  Infine purifica, diventando olio benedetto nel sacramento dell’estrema unzione, quando  il sacerdote unge la fronte e le mani del malato.  Il clima mediterraneo ci ha fatto dono di questo balsamo della vita: cura l’anima, lenisce il corpo ma soprattutto

Il prosciutto "buono" di Sant'Antonio

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Pare che i vescovi e i cardinali chiusi nelle stanze austere del Concilio di Trento, circa 460 anni fa, avessero davvero consumato e apprezzato, con anticipo sui tempi consumistici di oggi, una sessantina di prosciutti San Daniele .  Pensavano al futuro della Chiesa mangiando prosciutti di qualità. Eh sì, perché la storia si tramanda, e il fatto che il mercato di San Daniele fosse già presente nel 1063, cioè 960 anni prima, tra salmi e preghiere, deve aver fatto strada. Non a caso, nella cittadina friulana, esisteva già da tempo una “strada verso il sale”. Dove salatura e affumicatura erano di casa. E dove principi, re, imperatori e nobili rifocillavano le dispense delle proprie dimore e palazzi dorati.  Nella storia ci ha messo lo zampino anche sant’Antonio abate che ha, in San Daniele del Friuli, una chiesetta a lui dedicata. Nella cultura popolare Sant’Antonio non solo calma la fame atavica. C’è di mezzo il maiale. Con il suo grasso, infatti, si curavano le malattie come “il fuoco