Lone Wolf e la chitarra di Riccardo Ascani





Mi piace parlare di Riccardo Ascani e del suo ultimo lavoro discografico, Lone Wolf, “lupo solitario”, durante questi giorni di Sanremo. È una sorta di salvaguardia per l’udito e di lasciapassare della buona musica. 

Riccardo Ascani è un chitarrista di flamenco (guai a definirlo “classico”), compositore e didatta. Difficile mettere insieme tre professioni come queste e praticarle con ottima risultati.

Cominciamo dalla prima. Da oltre 35 anni nel mondo della musica italiana e internazionale, con collaborazioni eccellenti, Riccardo Ascani (56 anni), di Roma, innanzitutto è un ottimo strumentista. Dopo le iniziali influenze jazz e fusion, da anni è diventato uno dei pochissimi in Italia che suoni professionalmente il flamenco, uno stile, e anche una storia, una cultura, che – non si capisce il perché – ancora non trova in Italia un suo riconoscimento ufficiale. Ai Conservatori si insegna solo o quasi chitarra classica, mentre il flamenco è considerato musica da locanda, suonata solo dai gitani, e quindi “minore”. Un errore che scontiamo con troppo superficialità, soprattutto se pensiamo a cosa ha dato al mondo della musica il flamenco in generale, e due musicisti flamenchi in particolare, il grande Paco de Lucia e, oggi, Vicente Amigo. 

Ascani ha letteralmente suonato in ogni parte del Paese con la sua chitarra, in questi anni, in centinaia e centinaia di concerti, da solo, in duo, in trio, con la band, che oggi, causa lockdown, sono fermi, purtroppo. Sul suo sito youtube, https://www.youtube.com/user/Ricflamenco è possibile vedere e ascoltare i suoi numerosi tutorial oltre che spezzoni di concerti live.

 

Ma Ascani è anche un compositore, di razza. Già con Oceani, Fiesta en del mar e Byzantine, si è fatto conoscere a un vasto pubblico. Le sue composizioni risentono di un’andatura flamenca, certo, ma, anche e soprattutto nell’ultimo lavoro Lone Wolf, uno splendido cd di dieci tracce da ascoltare mille volte, è la chitarra che ci conduce nel Mediterraneo, nel mare e nelle terre di sponda opposta. Una dolce carezza a un’anima latina che sa appassionarsi ancora al bello, al suono delle parole e della musica, al soffio del vento che vuole pace, rispetto per il bene comune, amicizia, amore, tutela ambientale, rispetto per la terra e il creato.


Infine, è un didatta molto particolare. Infiniti sono i suoi tutorial sulla chitarra flamenca nel web, che riscuotono ovunque un ottimo consenso di pubblico e di appassionati del genere.


Insomma, Lone Wolf è un lavoro che non ce ne sono molti in Italia. Suonato con l’aiuto di eccellenti strumentisti – citiamo Giampaolo Scatozza alla batteria, Paolo Innarella al flauto traverso, Tony Germani al sax alto, Husnu Demir al clarinetto, Attilio Celona al cajon – è un lungo percorso “progress” verso un luogo – una foresta? una terra incontaminata? una spiaggia? un mare? un’alquería, un cortijo andaluso? – dove la musica abbraccia il mondo e l’umanità. 

Davvero splendido. I brani si susseguono con chitarre che si incontrano attraverso armonie struggenti e melodie accattivanti. E un ritmo incalzante. Tanta musica, suonata in libertà, senza ricerca del facile consenso. Suggerisco di ascoltare per intero il cd, senza interruzioni, come se fosse un racconto autobiografico: c’è qualche accenno di jazz, c’è tanta fusion, se la intendiamo come un mix di generi e sensazioni musicali, e si nota, in filigrana, l’amore per i flamenco. Che c’è, forse un po’ più nascosto rispetto agli altri lavori. Ma comunque sempre presente tra le note del pentagramma, a suggerire colori con il solito virtuosismo che lo caratterizza.

 

Nei giorni di Sanremo, forse vale la pena ascoltare qualcosa di diverso. E di nuovo. 

Lone Wolf, la nuova fusion italiana, si trova in tutte le piattaforme digitali. Sostenere la musica indipendente e fatta bene, non è solo un impegno morale, ma la certezza che ancora ci appassiona il bello.

 

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