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Visualizzazione dei post da maggio, 2024

Quel pane bianco di Servola

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Servola è un antico villaggio abbarbicato sui colli di Trieste. Deve la propria fama all’antica arte delle pancogole , che qui si tramandava “di madre in figlia”. Un pane buonissimo, quello di Servola, preparato dalle abili mani delle pancogole o portatrici di pane.  Un pane bianco preparato con diverse farine pregiate, che per secoli ha accomunato e unito i sapori di Trieste, Vienna e Lubiana. Il tipico sapore e aroma provenivano dal legno usato nella cottura, il   nocino .   Le pancogole preparavano il pane in casa svegliandosi durante la notte per l’impasto finale e la cottura, per poi recarsi in città in processione e così venderlo. Avevano  un portamento elegante,  tenendo in equilibrio sulla testa un gran cesto coperto da un fazzoletto bianco.  Oggi qualche panetteria triestina ancora prepara il pane bianco di Servola.   Allestito in una piccola abitazione del paese, in via del   Pane Bianco , il   Museo etnografico di Servola   r...

Le "sise" delle monache di Guardiagrele

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Ai piedi della Maiella c’è un borgo che si chiama Guardiagrele. Rinomato per l’artigianato abruzzese di qualità, il suo vero vanto però è la produzione delle famose “sise” delle monache, un dolce molto gustoso a tre punte che nasconde, dal nome, un’origine a dir poco maliziosa.  Una leggenda racconta che le monache usassero nascondere un pezzo di stoffa tra i seni per nascondere le protuberanze e assumere una fisionomia più neutra.  C’è chi dice, invece, che le tre punte farebbero riferimento alle tre vette della Maiella visibili proprio da Guardiagrele.  Infine, qualche studio più approfondito relega l’origine delle sise delle monache al fatto che la ricetta sia stata inventata dalle monache del convento di Santa Chiara in centro al paese. Assaggiare questo dolce vale il viaggio a Guardiagrele. Preparate con un impasto morbido a base di tuorli d’uovo e albumi montati con lo zucchero e infornati, una volta cotte, vengono farcite con la crema pasticciera e spruzzate con lo...

Il Lacryma Christi è tornato

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Un vino profumato, leggero, morbido, dall’olfatto e gusto accattivanti, che sta riscuotendo un notevole successo tra il pubblico giovanile. Il Lacryma Christi , vino tipico dell’area del Vesuvio, si accompagna per la sua provenienza a diverse leggende. La prima narra che Dio, riconoscendo nel Golfo di Napoli un lembo di cielo strappato da Lucifero durante la caduta verso gli inferi, pianse e quelle lacrime diedero origine alla vite (anche se non è propriamente un vitigno) del Lacryma Christi.  Una seconda versione ci racconta che Cristo, visitando un eremita, trasformò il suo vino, poco bevibile, in un nettare divino.  Si tratta in realtà di un vino ottenuto da una miscela ( blend ) di varietà tipiche della zona di produzione del Golfo di Napoli: vino essenzialmente bianco ma esiste anche il rosso.  Oggi il prodotto è tornato di nicchia. Elegante, piacevole al gusto, adatto per un aperitivo, si abbina bene per una tavola sostanziosa al pesce, ai crostacei, ai risotti...